Pubblicato: 12-02-2012

Neil Young: 'Il digitale non favorisce la musica, la degrada'


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Sono le opinioni di una persona nata nel '45, che ha visto non i Cd, ma le musicassette, invadere il mercato quando aveva già superato i trent'anni, ma comunque di una persona che in quarant'anni di carriera ha sfornato la bellezza di trentaquattro album e che unanimemente è considerata tra i più grandi cantautori viventi: Neil Young, che già qualche giorno fa espresse la sua opinione riguardo alle moderne tecniche di registrazione, è tornato - in senso più lato - sull'argomento, dichiarando come, a suo avviso, l'universo digitale - invece che favori la musica, sotto ogni aspetto - la stia degradando. "Il mio obbiettivo? Cercare di recuperare l'arte che ho praticato negli ultimi cinquant'anni", ha detto il rocker canadese nel corso del suo intervento alla convention D: Dive Into Media: "Sfortunatamente, viviamo nell'era digitale. Era che non favorisce affatto la musica, ma la degrada". Il riferimento, oltre che alle tecniche di registrazione moderne, è anche - e soprattutto - alla modalità di fruizione di massa, il cui standard di è ormai attestato all'mp3 ascoltato su lettori portatili come l'iPod: "Steve Jobs è stato un pioniere della musica digitale, e l'eredità che ci ha lasciato è impressionante. Quando però tornava a casa dal lavoro e voleva ascoltarsi un disco, metteva sul piatto dello stereo un vinile. E, vi prego di credermi, se avesse avuto la fortuna di vivere abbastanza a lungo avrebbe cercato di fare la stessa cosa che sto cercando di fare io". Il problema, secondo Young, non è tanto il formato digitale in sè, quanto lo standard di riproduzione degli mp3, troppo basso per rendere giustizia alla musica riprodotta: "Non è che il digitale sia peggiore dell'analogico, è il modo nel quale lo si impiega che - secondo me - non rende giustizia all'arte: gli mp3 hanno solo il 5 percento dei dati inclusi nel file di registrazione originale. Avete capito? Siamo nel 2012 quello che ascoltiamo è il 5% di quello che abbiamo registrato nel 1978. Le dinamiche dell'era digitale hanno costretto le persone a scegliere tra qualità e convenienza: una scelta, questa, seguita da una decisione che nessuno avrebbe mai dovuto prendere. Altro che 'Occupy Wall Street'... 'Occupy music'".

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Sempre nel corso dello stesso intervento, Young ha difeso in egual misura tanto le case discografiche quanto i "pirati", ovvero gli utenti del Web dediti al file sharing di file coperti da diritto d'autore: "La cosa che mi piace delle case discografiche è che, nonostante tutto, siano ancora capici di crescere un artista. Il fatto che negli ultimi tempi abbiano compiuto scelte sciagurate non comprendendo affatto quanto il Web stesse diventando importante è perché le etichette sono dirette da gente che si occupa di musica e di registrazioni in studio. Gente che vive in un altro mondo rispetto alla Silicon Valley". E, sui "pirati": "La pirateria, come la chiamano, è la nuova radio: E' così che la musica gira. Ed è questo il mondo nel quale stanno crescendo i ragazzi". L'idea di Young per riconciliare le parti sarebbe quella di lasciare agli mp3 il compito di rappresentare gli "assaggi" gratuiti in Rete - magari su piattaforme come Spotify - che stimolino l'acquisto di file dalla definizione molto più alta distribuiti in modo sicuro dalle case discografiche: "Ne parlai anche con Steve Jobs, a suo tempo", ha assicurato il rocker, "Ma dalla sua morte non è più successo granché...".


(Articolo tratto dal sito: rockol.it del 01 feb 2012)







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