Pubblicato: 04-05-2012

Meat Loaf: 'Fateci suonare in Italia, siamo la migliore rock band del mondo'


Meat Loaf: 'Fateci suonare in Italia, siamo la migliore rock band del mondo'

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Né Marvin, né Michael. Anche nella vita privata, il signor Aday di Dallas si fa chiamare Meat Loaf, o più brevemente Meat. "Tutti mi chiamano così da quando ero un bimbo di sei mesi", esordisce con voce stentorea al telefono con Rockol. "Se non avessi accettato quel nomignolo facendone il mio nome d'arte avrei dovuto farmi ricoverare in manicomio".
Siamo in linea con lui per parlare del nuovo album "Hell in a handbasket", vigoroso disco classic rock condito da una punta di rap a cui l'esuberante vocalist texano tiene in modo particolare. "E' nato dalla mia frustrazione per ciò che succede nel mondo. La mancanza di empatia, l'egoismo della gente. L'esempio che sono solito fare è quello di una madre e di una figlia che hanno fatto causa a un liceo del Minnesota per il contenuto di una preghiera  rimasta appesa al muro della scuola per tredici anni. Il risultato è che tutti, scuola e famiglia, hanno speso un sacco di soldi inutili. Uno spreco: con quel denaro si sarebbe potuto prestare aiuto ai bambini africani, fargli arrivare cibo ed acqua. Oppure assicurare una dimora ai senzatetto, dare una mano a chi è rimasto senza lavoro. Aiutare  la razza umana. Invece quelle due donne sono state terribilmente egoiste, hanno pensato solo a se stesse. 'The world has gone to hell in a handbasket' è un'espressione che significa che il mondo sta andando a rotoli, verso il disastro. Non voglio fare di ogni erba un fascio, ma molta gente sembra aver perso l'umanità, la dignità e la  compassione per i suoi simili. Anche Internet ha contribuito al clima d'odio, alla cattiveria e all'animosità. Protetta dall'anonimato, la gente scrive commenti e frasi terribili". Meat Loaf è incontenibile, un fiume in piena. Proprio come te lo aspetti. "E' la prima volta che metto me stesso in un disco", assicura. "Sono un attore, e nella mia musica ho sempre dato vita a personaggi fittizi.  Stavolta è completamente diverso, dico quel che penso. Senza predicare: dando piuttosto dei piccoli colpi di martello sulla testa all'ascoltatore...Anch'io ho le mie colpe, come tutti. Ho fatto e detto cose orribili di cui mi pento ma sto cercando di diventare una persona migliore. E' di questo che parla quest'album".
La musica suona altrettanto diretta, genuina, con un feeling decisamente live. "Forse perché lo abbiamo registrato nei backstage dei concerti, nei bus che ci portano in giro, in piccoli ripostigli. Non in un vero studio di registrazione. Non ho mai fatto un disco così velocemente, in meno di due anni ne tirerò fuori un altro. Sono stato colpito dall'ispirazione e non avevo altra scelta che pubblicarlo: è come se Dio mi avesse toccato il capo, svegliandomi nel cuore della notte per ordinarmi di costruire un'arca", dice ridacchiando. "Mi sono sentito motivato come mai mi era successo dai tempi di 'Bat out of hell'. Dovevo farlo vivere, questo album. E' come una bandiera che aveva bisogno di sventolare".
Ci suona la sua fida band Neverland Express, il cui chitarrista Paul Crook si è incaricato della produzione con un piccolo aiuto di Rob Cavallo. Epppure in pochi si sarebbero aspettati Chuck D e Lil John in un disco di Meat Loaf.... "E' stata una sorpresa anche per me, credimi! Non è che l'abbia pianificato prima di iniziare a lavorarci. L'unica cosa che desideravo è che il disco fosse artisticamente corretto, che preservasse la sua integrità. Ma quel che hanno fatto Chuck D e Lil John ha funzionato perfettamente. Non sono mai stato un grande fan del rap, ho cominciato ad ascoltarlo dopo avere incontrato Lil John e averlo molto apprezzato come persona. E ora c'è n'è un sacco, nella mia collezione musicale su iTunes, tanto che in molti se ne stupiscono: 50 Cent, Will Smith e tanti altri...Il rap che mi piace è quello sincero, quello che parla di cose vere. Non mi interessavano i suoni cool, usarli nel disco cosicché le radio cominciassero a suonarlo. Non è quello il mio scopo. C'è un sacco di musica superficiale in giro che non racconta la verità. Musica usa e getta, come una scatola di fagioli che una volta aperta non serve più a niente. Io ho sempre fatto musica che ha un significato".
E perché quella cover di "California dreamin' " dei The Mamas and The Papas? "Avevo sempre pensato che quella canzone parlasse di spiagge e di ragazze in bikini. Poi, due anni fa, credo dopo averla riascoltata sui titoli di coda di un film, mi sono soffermato sulle prime due strofe: 'All the leaves are brown/and the sky is grey'...suonavano strane, non mi sembrava più una canzone allegra. Allora ho cominciato ad analizzare il testo e ho capito di cosa parla veramente: della paura di fallire. E la paura è una delle più grandi forze distruttrici del mondo. Il tipo che canta la canzone in California non ci arriva mai, perché la paura lo frena. Non è come i protagonisti di 'Leaving on a jet plane' di Peter, Paul and Mary che salgono sull'aereo e volano via. Il personaggio di 'California dreamin' ', va in chiesa e si mette in ginocchio a pregare Dio perché gli dia la forza di realizzare i suoi sogni. Ma non ci riesce. Questa canzone è stata fraintesa per quarant'anni. Io l'ho capita, l'ho fatta mia e vi dico che cosa significa veramente".
Meat Loaf si porta sulle spalle un bagaglio onorevole e pesante: gli oltre 43 milioni di copie vendute da "Bat out of hell", uno dei best seller della storia del rock che continua a vendere stabilmente. Come si spiega, lui, un successo così travolgente? "Te lo dico io: è merito di Jim Steinman, l'unico scrittore che mi sento di paragonare a Samuel Beckett. Beckett con le sue parole sapeva toccare la dimensione spirituale dell'uomo. E lo faceva con humour, con ironia. Jimmy è uguale, le sue parole sono vive, respirano. E quando canti una sua canzone è come se aprissero gli occhi e ti dicessero di darti una mossa. Nessun altro gli si avvicina, nel music business. Non è un autore pop, è uno scrittore che parla di spiritualità". Collaborerete ancora? "Chi lo sa. Qualche settimana fa, dopo essere stato accolto nella Songwriters Hall of Fame ha concesso un'intervista a un giornalista in cui ha detto che gli piacerebbe fare con me un 'Bat out of hell 4'. Beh, io sono pronto! Ci sentiamo più o meno una volta al mese via e-mail. Ma andiamo d'accordo, ci vogliamo bene, siamo come fratelli. Tra di noi non c'è mai stato un conflitto artistico, sono stati i nostri legali e i nostri manager a litigare incasinando i nostri rapporti".

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Meat Loaf - Bat Out Of Hell on MUZU.TV


Con o senza Steinman, a 64 anni e a dispetto di alcune défaillance fisiche l'adrenalinico "Meat" non ha alcuna intenzione di fermarsi. "Abbiamo altri due album in cantiere, sì. Il primo è un disco natalizio composto prevalentemente di duetti: cantano con me l'attrice Julia Ormond, la vocalist irlandese Imelda May, Reba McEntire e ci sono altre cose già in programma...vorrei cantare con così tanta gente che potrebbe diventare un cofanetto di dodici dischi!". L'altro progetto? "Oh, quella è una cosa completamente diversa. Un party record per ubriacarsi e scopare! Non ho idea di quando potrà uscire, ci lavoreremo dopo il disco natalizio ma non lo pubblicheremo prima dell'anno prossimo perché da giugno a novembre saremo in tour in America. Mi piacerebbe tornare in Italia, ci sono stato a suonare due volte, a Roma a Milano. Vorrei che qualche promoter ci invitasse. Alla gente piacerebbe perché ho la migliore rock'nroll band del mondo. E non è una mia opinione, è un dato di fatto".


(Articolo tratto dal sito: rockol.it del 29 mar 2012)







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