Dopo un cambio palco abbastanza veloce, poco prima delle 11 sale sul palco Bob Dylan: mentre le luci si sono abbassate, si sente una chitarra che prova, e una voce fuori campo ne annuncia l’entrata. Sopresa - o quasi, per chi aveva già letto in rete la cronaca dei concerti precedenti - sul palco c’è anche Mark Knopfler, che rimane per tre canzoni: “Leopard skin pill-box hat”, “It’s all over now baby blue” e “Things have changed”. Dylan le canta svisando come suo solito; Knopfer si integra perfettamente con la band, facendo il diavolo con la sua chitarra. La band, guidata dal fido chitarrista Charlie Sexton, è la protagonista della serata: un gruppo di gentiluomini vestiti in abito da sera che suonano roots-rock come Dio comanda. Dylan, nero vestito con cappellaccio, si alterna tra tastiere e chitarre. E, come suo solito, destruttura le canzoni cantando a modo suo. Molto classici in scaletta: “Desolation row”, “Highway 61 revisited”, “Tangled up in blue”, “Simple twist of fate”, alcuni riconiscibili altre meno. Un po’ di pubblico inizia a uscire prima di mezzanotte, mentre il concerto va ancora avanti per un bel po'. Finale con altri classici, come "Ballad of thin man" e “Like a rolling stone”. A dopo per la recensione completa.
(Articolo tratto dal sito: rockol.it del 15 nov 2011)
Condividi