Pubblicato: 16-11-2011

Il concerto di Mark Knopfler e Bob Dylan ad Assago: la recensione


Il concerto di Mark Knopfler e Bob Dylan ad Assago: la recensione

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Anche a Milano Bob Dylan divide e comanda il gioco. Se siete stati a Padova, a Firenze o a Roma sapete cosa vogliamo dire: il double bill con Mark Knopfler non è piaciuto a tutti. Certi dylaniati duri e puri sopportano con una punta di insofferenza il set dell'ex Dire Straits. Mentre numerosi fan di Mark lasciano a frotte il Forum di Assago già durante l'esecuzione di "Highway 61 revisited", e siamo sì e no a due terzi del programma. Eppure è un appuntamento con la Storia, soprattutto ora che i due hanno ricominciato sul serio a frequentarsi: anche a Milano Knopfler accompagna il Maestro durante i primi tre pezzi in scaletta, il bluesaccio di "Leopard-skin pill box hat", una singhiozzante "It's all over now, baby blue" e l'arrembante country&western di "Things have changed" facendo - eccome - la sua parte alla sei corde.
Poco prima ha sfoderato un mini concerto solidissimo, equilibrato (anche nei suoni: perfetti a dispetto dell'acustica del Forum) e di gran classe: con una superband di sette elementi, violino, flauto e mandolini accanto alle tastiere e alle chitarre dei fidi Guy Fletcher e Richard Bennet, ha sciorinato il suo folk transatlantico da Geordie nato in Scozia e innamorato dell'America, senza risparmiarsi neppure alla chitarra elettrica (un po' di Stratocaster e un po' di Les Paul). Comincia con "What it is" e "Cleaning my gun" (così mi hanno raccontato, a me non sono bastate tre ore e mezzo di auto per raggiungere il palazzetto in tempo per l'inizio dello show), poi incanta con il fluido solo finale di "Sailing to Philadelphia" e l'ispirato blues di "Song for Sonny Liston", uno dei migliori esempi recenti del suo talento di storyteller abile a rievocare atmosfere, miti e leggende del passato. Anche lui, come Dylan, è un uomo d'altri tempi, e stasera tira fuori dal cassetto il suo nostalgico omaggio al re dello skiffle Lonnie Donegan, andatosene per sempre ("Lonegan's gone"). E mentre His Bobness ama massacrare la sua eredità storica, lui preferisce trascurarla. Due soli pezzi Dire Straits in repertorio, "Brothers in arms" e il bis di "So far away": accolte entrambe da un boato, anche se il tono maistream della seconda stasera suona quasi fuori luogo. Meglio, molto meglio, la galoppante "Hillfarmer blues", l'incalzante folk acustico di "Marbletown" (con un sommesso intermezzo di corde pizzicate) e il Celtic rock di "Speedway to Nazareth" (chi ha detto che la musica di Knopfler è narcotica?) mentre anche l'inedito "Privateering", ormai immancabile in scaletta, viaggia spedito sulla rotta Irlanda- West americano con due chitarre acustiche, un violino, una fisarmonica e un contrabbasso.
Quando entra in campo Dylan, dopo il cambio di scena, di luci e d'atmosfera, è ovviamente tutta un'altra storia. Sul folk cantautorale, educato e inappuntabile del predecessore prende il sopravvento un ringhioso e tenebroso blues elettrico, che l'Uomo in Nero snocciola nervoso e irrequieto come se avesse perennemente i cani dell'inferno a mordergli le calcagna. Chi ha visto i concerti precedenti s'è lamentato per la pessima acustica, ma al Forum il suono non è affatto male. Merito, sicuramente, anche dei suoi Uomini in Grigio galvanizzati dalla chitarra di Charlie Sexton: stiloso e con le palle, verrebbe da dire, da come svernicia la Memphis Minne revisited di "The levee's gonna break", la rocciosa (e ballabile) "Thunder on the mountain" (dove si scambia alla solista con il "secondo" Stu Kimball) e una fantastica "Highway 61", rumorosa, martellante e irresistibile. Feroce come il boogie di "Honest with me", l'altro pezzo forte di uno show senza grosse sorprese in scaletta ma centrato e  vigoroso: un fiume in piena, come quelli che spesso evoca nelle sue canzoni.. E' vero, "Spirit on the water" non decolla (il Nostro accenna qualche goffo passo di danza), e per raddrizzare una "Simple twist of fate" fin troppo storpiata ci vuole di nuovo Sexton. Quando si accomoda sul lato destro del palco e smanetta la sua tastiera producendosi persino in qualche assolo, poi, Bob si diverte a fare il guastatore (Al Kooper e Garth Hudson sono un'altra cosa). Ma se gratta le corde della chitarra, prende in mano il microfono a centro scena e soffia nell'armonica sono brividi assicurati ("Tangled up in blue", per esempio, anche se il frontman sembra mangiarsi metà del chilometrico testo). I classici, tutto sommato, sono molto meno sfigurati che in altre occasioni, e decisamente gagliardi: "Desolation row" è squadrata e marziale, in "Ballad of a thin man" il signor Jones pesca timbri sepolcrali alla Tom Waits e avvolge tutto in un sudario di psichedelici effetti eco, sfoggiando tutta la sua raucedine e il solo di armonica più struggente della serata. "All along the watchtower" e "Like a rolling stone", come sempre in fondo alla setlist, servono ad alzare ancora i decibel e sono come il Dylan di stasera: aggressive, rabbiose, iper-rock ma persino disponibili al canto (anche da parte del pubblico). Sembra di luna buona, Bob. Presenta i musicisti della band (gli altri, a proposito, sono i soliti Donnie Herron, pedal steel e mandolino, Tony Garnier basso e contrabbasso, George Receli batteria), si concede all'applauso della folla a luci accese (e no, non manda baci come Knopfler: non esageriamo). Poi le lascia spente per un poco, e qualcuno spera ancora in "Blowin' in the wind". Illusi, il Jokerman non concede mai bis ed è già volato via, in marcia a passettini nervosi verso la prossima tappa svizzera del Neverending tour.

  (Alfredo Marziano)


  Setlist Mark Knopfler:


  "What it is"
  "Cleaning my gun"
  "Sailing to Philadelphia"
  "Hillfarmer blues"
  "Privateering"
  "Song for Sonny Liston"
  "Donegan's gone"
  "Marbletown"
  "Brothers in arms"
  "Speedway to Nazareth"
  "So far away"


  Setlist di Bob Dylan:


  "Leopard-skin pill box hat"
  "It's all over now, baby blue"
  "Things have changed"
  "Spirit on the water"
  "Honest with me"
  "Tangled up in blue"
  "The levee's gonna break"
  "Desolation row"
  "Highway 61 revisited"
  "Simple twist of fate"
  "Thunder on the mountain"
  "Ballad of a thin man"
  "All along the watchtower"
  "Like a rolling stone"


(Articolo tratto dal sito: rockol.it del 15 nov 2011)







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