Il "Los Angeles Times" è andato ad ascoltare Cyndi Lauper al Club Nokia per uno show che ha rivelato accenti marcatamente R&B anche perché in parte basato sull'album "Memphis blues". Il disco della 58enne del Queens con madre italoamericana è stato pubblicato nel giugno 2010 ottenendo un discreto numero 26 nella classifica USA; molto più fresco è il CD/DVD "To Memphis, with love", uscito lo scorso 24 ottobre e contenente il concerto tenuto da Cyndi alla Warehouse di Memphis. Lo spostamento d'asse musicale, come detto verso lidi R&B, per la Lauper è una mossa coraggiosa anche se i fan che più la apprezzano per il repertorio pop potrebbero storcere il naso. Ma a lei la cosa importa? Manco per niente, riporta il "Los Angeles Times". Cyndi prosegue il concerto come le pare. "Il pubblico sembra essere un mix di fan, aperti a qualsivoglia cosa lei voglia cantare, e altri che invece aspettano impazientemente i grandi successi", riporta Steve Appleford. Notate anche alcune mamme, con le loro bambine piccole, venute a dare alle figlie una lezione di "girl power" anni Ottanta. Cyndi sa bene di non essere la classica cantante blues o R&B, gliene mancano le caratteristiche; però si butta, non fa finta di non saperlo, e
"reinterpreta la musica con stile e convinzione". Ulula "Just your fool", canta in ginocchio "Shattered dreams", rivede in blues "She bop", folkeggia "All through the night". Poi la cantante, che spesso scende tra il pubblico e al microfono confessa il suo amore per Fats Waller e Louis Armstrong, fa finta di innervosirsi per le richieste dei fan. E dice: "Buoni! Questo non è il Carol Burnett Show. Non si accettano richieste. Il setlist non lo cambio". Ma, alla fine dei 90 minuti di incontro, c'è il recupero e l'artista va ai rigori del suo repertorio. Come, ad esempio, un pezzo lento e bluesato che inizia praticamente irriconoscibile e poi si trasforma lentamente in "Girls just want to have fun" per la gioia di tutti. Nella band notati il chitarrista Charles "Skip" Pitts, a lungo collaboratore di Isaac Hayes, e il trombettista Ben Cauley, solo sopravvissuto del gruppo di Otis Redding.
(Articolo tratto dal sito: rockol.it del 07 nov 2011)