Pubblicato: 18-05-2012

Concerti, il ritorno dei Gomez in Italia: l'intervista a Tom Gray


Concerti, il ritorno dei Gomez in Italia: l'intervista a Tom Gray

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Otto anni. Tanto tempo è passato dall'ultima volta che un tour dei Gomez ha toccato l'Italia. Escludendo la (breve) apparizione pomeridiana all'Heineken Jammin' Festival di Mestre nel 2010, dallo scorso 2004 la band inglese infatti non ha più suonato nel nostro paese. Ora però i fan del quintetto di Southport possono tirare un sospiro di sollievo: il gruppo si esibirà domani (13 aprile) all'Estragon di Bologna e sabato ai Magazzini Generali di Milano. Lanciati dall'album di debutto "Bring it on" nel 1998, dopo aver conquistato il Mercury Prize, i Gomez hanno costruito negli anni una carriera solida, mai approdata al mainstream ma sempre contrassegnata da un pop-rock di ricerca, in bilico tra folk, blues e suggestioni elettroniche. Lo scorso giugno è uscita la loro settima fatica in studio, "Whatever's on your mind".

Ma perché un'attesa così lunga per il ritorno in Italia? L'abbiamo chiesto proprio a Tom Gray, polistrumentista e cantante (insieme a Ian Ball e Ben Ottewell) del gruppo. "Non c'è un motivo preciso. Abbiamo provato per un sacco di anni a convincere il nostro management, ma non sembrava mai il momento giusto per suonare nel vostro paese. A questo punto, non posso che scusarmi per avervi fatto aspettare così tanto", esordisce Tom (l'ultimo a destra nella foto) al telefono con la sua voce un po' nasale e l'accento impeccabilmente "British".

Dal vivo, i Gomez proporranno il meglio del loro repertorio del passato, oltre ovviamente ai brani dell'ultimo album "Whatever's on your mind". Un disco che rincorre stilemi e melodie meno sperimentali rispetto al passato. E che ha avuto una genesi piuttosto curiosa, come ci conferma lo stesso artista. "Viviamo da otto anni su due rive diverse dell'oceano: Ian Ball è a Los Angeles, Olly Peacock a Brooklyn, mentre io, Paul Blackburn e Ben Ottewell siamo rimasti in Inghilterra. Così piano piano abbiamo iniziato a scrivere e registrare i demo per i dischi ognuno per conto proprio. Con 'Whatever's on your mind', dopo qualche anno di sperimentazione, abbiamo deciso di rendere questa cosa una specie di regola, di metodo: abbiamo creato un hub online che permettesse ad ognuno di noi di mettere mano alle canzoni, di editarle in ogni momento. Poi ci siamo ritrovati tutti due settimane in Virginia per raccogliere le idee e registrare", racconta Tom, "Volevamo fare un album veloce, facile da ascoltare e penso che ci siamo riusciti". Quindi la domanda sorge spontanea: è un lavoro pop? "Non in senso stretto: lo definirei conciso e pulito, a tratti 'easy listening' ma fino ad un certo punto. E' un piccolo animale strano, ecco. E soprattutto è una reazione al precedente 'A new tide', che invece è stato un tentativo di uscire un po' dal seminato. Un fan qualche giorno fa mi ha detto: 'Ogni album che fate è il contrario del precedente'. Ha ragione. C'è un elemento di contrarismo in ogni cosa che fanno i Gomez. Non so se è una cosa brillante oppure autodistruttiva, ma è così", risponde Gray.

Che tipo di scaletta dovranno aspettarsi i fan italiani ai prossimi concerti dei Gomez? "Suoneremo pezzi presi da tutta la nostra discografia, magari un paio da ogni album. Negli Stati Uniti e in Inghilterra in realtà abbiamo anche inaugurato una 'setlist request': nella seconda parte dello show lasciamo scegliere i brani al pubblico. Non so perché negli show europei non c'è questa cosa sinceramente, ci divertiamo molto a farla", ribatte il musicista. E prosegue: "Per noi il concerto è una cosa molto diversa dai dischi, la gente vuole sentire vuole sentire l'energia della band e quindi cerchiamo di cambiare gli arrangiamenti il più possibile. Se c'è un pezzo con troppi loop elettronici, semplicemente lo suoniamo in modo più scarno. Io mi occupo del programming dei sequencer e dei sintetizzatori, oltre che di chitarre e tastiere, e mi piace cambiare le basi dei pezzi il più possibile, anche nel corso della stessa tournée".

A proposito di scalette, il pubblico europeo potrebbe ascoltare dal vivo anche la cover di "Jumpin' Jack Flash", recentemente pubblicata gratuitamente dalla band sul suo sito ufficiale. "L'abbiamo registrata dal vivo al 9:30 Club a Washington, per scaldarci un po' prima del tributo ai Rolling Stones alla Carnegie Hall. Ci piaceva l'idea di lasciarla ai posteri, così l'abbiamo regalata in Rete. Era la prima volta che la suonavamo di fronte ad un pubblico. Forse la rifaremo dal vivo, magari anche in Italia".

La carriera dei Gomez dura ormai da 15 anni. Ma a sentire Tom Gray, la band in tutto questo tempo non ha mai avuto un progetto preciso. Per scelta. "Cosa faremo in futuro? Davvero non lo so. Ne parliamo sempre tra di noi, ma difficilmente tiriamo fuori un piano concreto. La cosa bella di suonare con degli amici, più che dei colleghi, è che si possono fare le cose con calma, senza l'assillo di una scadenza precisa. Penso che faremo un nuovo album comunque, prima o poi", spiega l'artista. Un album, ma forse non nel senso "tradizionale" del termine. "Vorremmo sperimentare delle nuove forme di pubblicazione, magari lontane dalla logica del disco. A me piacerebbe provare con gli Ep, pubblicandone tanti in un periodo di tempo ravvicinato", risponde. E perché non provare con la musica gratuita? "Sono favorevole a farlo, senza dubbio. Ultimamente sul nostro sito internet regaliamo ai fan le 'Live series', le migliori registrazioni dei nostri concerti, una cosa un po' alla Pearl Jam. Però con gli inediti è diverso: dopotutto siamo musicisti, in qualche modo dobbiamo guadagnarci da vivere. Ripeto, come è sempre successo, ci penseremo con calma. Ne parleremo insieme e vedremo cosa viene fuori", conclude Tom Gray.


(Articolo tratto dal sito: rockol.it del 12 apr 2012)







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