Pubblicato: 05-03-2012

Bruce Springsteen presenta 'Wrecking ball'


Bruce Springsteen presenta 'Wrecking ball'

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Parigi, interno del blindatissimo Teatro Marigny. Siamo a pochi passi dall’Eliseo. Sfumano le ultime note di “We are alive”, si accendono le luci, entra Bruce Springsteen. Anfibi neri, jeans neri, camicia nera, giacca nera. E’ sorridente, anche se ha l’aria di chi lotta contro il fuso orario avverso: è appena arrivato dal New Jersey, dove sta provando per il tour. Si accomoda su uno sgabello e si prepara a rispondere alle domande dei media internazionali invitati all’ascolto di “Wrecking ball” (leggi qui la nostra recensione), in uscita il prossimo 6 marzo. E’ orgoglioso del suo nuovo album, vuole spiegarlo con cura. E’ aperto a ogni curiosità, riesce a intrattenere anche durante un’intervista e non mancheranno i momenti di ilarità. Non conosce la reticenza e non mostra mai un cenno di insofferenza, nemmeno quando arrivano domande ovvie e stantie. Alla fine gli facciamo i complimenti per il disco: “Bruce, che splendido lavoro!”. “Come sempre, no?”, risponde ammiccando. E ci dà appuntamento in Italia, a giugno, dove – ridendo – non promette di non sforare a San Siro…
Ecco il resoconto di un’ora di botta e risposta con la stampa.


In origine stavo lavorando su un altro disco, che poi non è uscito. A volte mi capita di trascorrere un lungo periodo di tempo su un album che poi resta là. Ron Aiello mi stava aiutando a finirlo ed è arrivato con molte idee innovative, con dei suoni freschi. Aveva un'intera libreria di suoni, di campioni audio, di loop e di beat, anche qualcosa di hip hop. Lavorare con lui è stata un'esperienza diversa.
Con questo album tutto è stato lavorato in uno studio domestico. Ogni singola canzone ha preso forma come folk song, poi si è evoluta gradualmente. Ci sono ospiti, certo, come Tom Morello che suona la chitarra in "Jack of all trades" e "This depression". E naturalmente c’è Clarence in "Land of hopes and dreams".

La rabbia


Essere incazzati: quando ti trovi in quello stato, nel rock and roll non puoi mai sbagliare... "Wrecking ball" è un album nato dopo il 2008, quando negli Stati Uniti è esplosa la crisi finanziaria. E' semplicemente cominciato un periodo devastante, nel quale nessuno può più contare su nulla. Ho visto tanti miei amici perdere il lavoro e la casa, eppure non si trovava un responsabile per questa situazione, nessuno andava mai in galera. Di fatto prima della nascita di "Occupy Wall Street" la sensazione è che non ci fosse una voce di protesta che si levasse contro una situazione che stava colpendo al cuore l'idea stessa di America. Quello che è successo è stata l'affermazione di una totale mancanza di rispetto nei confronti dell'America. Una crepa che ha finito per spezzare in due il paese.

"We take care of our own"


Il pezzo è stato scritto nel 2009. Era un'idea abbozzata che avevo temporaneamente riposto. L'idea: ciò che sarebbe dovuto succedere, ma che non accadeva. D'altra parte il mio lavoro è sempre stato lo stesso: misurare la distanza tra la realtà americana e il sogno americano. Da "Darkness" a "Nebraska", da "The river" a "Tom Joad", ho sempre fatto questo. E stavolta la distanza era molta. "We take care of our own" è la domanda a cui l’intero album cerca di rispondere, e la domanda è: stiamo offrendo a tutti un’equa opportunità? La risposta è: no. Riusciamo a prenderci cura di noi stessi, al momento? Credo di no.

Patriottismo


Non bisogna avere alcuna paura di utilizzare immagini forti. Io scrivo e mi assicuro di pore le mie domande alla gente attraverso le mie canzoni. Spesso il mio lavoro è intriso di patriottismo, come per esempio si nota bene in "Land of hopes and dreams". Ma è un genere di patriottismo anche molto critico. Il patriottismo nelle mie canzoni è la ragione per la quale spesso i politici cercano di impossessarsene. In questo album ho scelto un certo tipo di musica per contestualizzare una situazione in senso storico e trasmettere l'idea che si tratta di qualcosa di ciclico, che è già accaduto e che si ripeterà. Ecco perchè ci puoi trovare questa musica che riprende i toni della Guerra Civile, e uso molto folk, utilizzo anche il gospel.

Palla da demolizione


"Wrecking ball" è una metafora. Presenta l'immagine di qualcosa che viene distrutto e che lascia spazio a qualcosa di nuovo, per ricostruire. Questa immagine per me si riflette nelle conseguenze di trent'anni di politica dominata dalla deregulation, che ci hanno condotti fino a questo punto.

Il Presidente Obama


Il mio impegno politico risale al sostegno che ho prestato a John Kerry. Gli anni di Bush erano così orrendi che non potevi startene con le mani in mano. L'avevo supportato perchè in quella fase sentivo che era doveroso fare qualcosa, e lo stesso ho fatto con Obama. Il presidente Obama ha fatto molte ottime cose, dal piano per la sanità pubblica al contributo che ha dato alla rinascita di una città come Detroit, ha promosso riforme e ha ucciso Osama Bin Laden. Forse mi sarei aspettato di vedere meno relazioni con le corporation e più coinvolgimento della classe media nella sua amministrazione e che Guantanamo fosse chiusa. Continuo a supportarlo. Tuttavia non mi sento affatto un 'professional campaigner'. Preferisco fare bene il mio lavoro, rimanere defilato.

Le aspettative politiche dei fans nei miei confronti: sento la pressione?


Uh, una cosa da non crederci. Un peso insopportabile: io, nella mia casona enorme, schiacciato dalla pressione dei fans che si interessano a quello che penso. Mi uccide... (ride). Ma no, la mia è un'esistenza benedetta: mi occupo delle cose che mi interessano veramente. Ho un pubblico vasto ed eterogeneo, ed il mio lavoro è quello dell'intrattenitore. Ci sono fans repubblicani che vengono ai miei concerti perchè amano ballare e divertirsi al suono della mia musica, e ci sono fans interessati a conoscere le mie opinioni sul mondo in cui viviamo. Mi piacciono tutti.

Il Cattolicesimo


Da bambino mi hanno letteralmente fatto il lavaggio del cervello con la religione cattolica. Una volta cattolico, per sempre cattolico: ti resta dentro. Dove vivevo io c'erano vicini un convento, una chiesa, un refettorio. E sono cresciuto vedendo preti, battesimi, funerali, sentendo l'odore dell'incenso. La presenza del Cattolicesimo mi ha infuso sicuramente una dimensione spirituale, e non escludo che mi abbia causato nel contempo qualche disagio sessuale - ma va bene così... (ride)

Clarence e dintorni


Ho passato 40 anni della mia vita con lui, quando lo conobbi aveva 22 anni, l'età di mio figlio oggi – che, quando lo vedo, ai miei occhi resta ancora un ragazzino. Suonerà con noi anche suo nipote, Clarence me l'aveva raccomandato perchè suona bene e nel periodo di ‘Seeger sessions’ ci eravamo frequentati ed avevo constatato che condivide la nostra stessa idea di band. La mia relazione con Clarence era elementare, nel senso che aveva a che fare con gli elementi essenziali. Non dipendeva da nulla che ci dicessimo o che facessimo, ma derivava semplicemente dalla reciproca presenza e da quello che originava. Una connessione spirituale. La sua presenza era contagiosa e la sua perdita, per me, equivale alla perdita di un elemento essenziale, come l'aria. Sì, è vero, in tour porteremo una sezione fiati. Perchè? Perchè ci vuole un villaggio intero per sostituire Big Man! Sì, con noi suona anche il figlio di Max Weinberg. Ora basta trovare un altro ragazzo che sostituisca pure me e siamo a posto… La nostra musica resta, ma le perdite finisci con l'accusarle. Anche quella di Danny, abbiamo passato 35 anni insieme... Ma la vita non aspetta, e tu vai avanti.
Sulla genesi dell'album



(Articolo tratto dal sito: rockol.it del 17 feb 2012)







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