Tutto all'insegna delle stelle e strisce il nuovo album di Neil Young, "Americana"? Non del tutto. A scandagliare il tracklisting ci si imbatte anche in "God save the Queen", non la canzone dei Sex Pistols bensì proprio l'inno dei Paesi del Commonwealth britannico. E cosa c'entra una composizione britannica del 1745 con un disco che dovrebbe passare in rassegna i miti degli States? Se lo è chiesto, incuriosito, anche il quotidiano londinese "The Independent". Secondo il giornale, "forse solo un canadese potrebbe arrischiarsi nel provocare l'indignazione dei patriottici americani e dei tradizionalisti britannici". Neil ha registrato una versione di "God save the Queen" con, pare, un coro di bambini che canta sopra "il rock ululante della sua backing band, i Crazy Horse". La decisione di Young di includere la composizione UK in un disco altrimenti interamente composto da pezzi di folk tradizionale USA "causerà costernazione tra i monarchici ma anche, dall'altra parte dell'Atlantico, tra i nazionalisti del Tea Party che probabilmente scuoteranno la testa". "The Independent" ricorda come, tutte le volte in cui si presenti una interpretazione di un inno nazionale, scattino le reazioni negative. Tra le più eclantanti, la versione reggae che nel 1979 Serge Gainsbourg fece de "La Marsigliese" e quella, di dieci anni prima, di "The star spangled banner" di Jimi Hendrix a Woodstock. La Warner Bros, etichetta di Young, per ora si è limtata ad affermare che "God save the Queen" figura su "Americana" perché "fa parte del tessuto del nostro patrimonio storico americano". Il tracklisting di "Americana", disponibile dal 5 giugno:
"Oh Susannah"
"Clementine"
"Tom Dooley"
"Gallows pole"
"Get a job"
"Travel on"
"High flyin' bird"
"She'll be comin 'round the mountain"
"This land is your land"
"Wayfarin' stranger"
"God save the Queen".
(Articolo tratto dal sito: rockol.it del 24 mar 2012)
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