Pubblicato: 03-08-2013

Empire of the Sun, 'Ice on the dune': 'Siamo senza limiti, come i sogni'


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Ora che il carburante della navicella spaziale è quasi esaurito gli Empire of the Sun hanno deciso di tornare per fare un po' di rifornimento. Dopo la vulcanica esplosione di successo che li lanciò in orbita nel 2008 con l'album "Walking on a dream", Luke Steele e Nick Littlemore hanno unito nuovamente le loro forze per creare un degno successore al loro disco d'esordio, realizzando "Ice on the dune" che sarà sul mercato il prossimo 25 giugno.
Messi momentaneamente da parte copricapi in piume, corone, tute spaziali, fasci di luce e maquillage siderali i due artisti hanno dato appuntamento alla stampa "terrestre" per presentare il loro secondo lavoro in studio, raccontandone la storia visionaria e futurista, una sfida senza precedenti per riportare la pace nel mondo.
Narra la leggenda: "Una volta il mondo era puro, sono stati l’Imperatore e il Profeta a tenerlo così. Ogni giorno hanno tracciato il corso del sole attraverso il cielo, hanno guidato il fiume giù dalle cime delle montagne e hanno portato le pioggie per spegnere fortissimi incendi. Con l’aiuto dei loro quattro sacerdoti, che possedevano gli spiriti degli animali selvatici, hanno viaggiato per il mondo senza sosta, mantenendo il delicato equilibrio della natura, consentendo a tutte le cose di crescere e prosperare – sempre con l’aiuto del gioiello sacro posto sulla corona dell’imperatore. Ma una notte, mentre l’imperatore dormiva recuperando le sue fatiche, apparve il buio più profondo. Il Re delle Ombre, da sempre acerrimo nemico dell’Impero e di tutto quello che aveva raggiunto, si insediò nel suo tempio. Oscurando il potere dell’Imperatore, rubò il gioello dalla sua corona e in un attimo il mondo cambiò.
Derubati della maggior parte del potere, l’Imperatore e il Profeta videro impotenti il loro tempio squarciarsi in due, e i loro sacerdoti cacciati lontano nel mondo.
Ma anche in quel momento, quando tutto sembrava perso, c’era qualcosa che il Re delle Ombre dal cuore nero non avrebbe semplicemente potuto immaginare: l’Imperatore e il Profeta non avevano mai abbandonato la speranza."


"Penso che raccontare storie sia fondamentale", ha spiegato Littlemore, "Le canzoni sono come i satelliti che gravitano intorno alla terra. Le getti nel mondo e ritornano indietro cariche di esperienze e conoscenza. Puoi imparare davvero moltissimo riascoltando il tuo lavoro quando ti torna indietro in un modo differente. Noi buttiamo là fuori delle storie, queste continuano a crescere, a cambiare."
Epica e fantasia continuano a scontrarsi e a fondersi con la realtà di tutti i giorni nella musica degli Empire of the Sun: "Anche se parliamo di realtà fantasiose, di un mondo dei sogni, siamo una band molto umana. Quello di cui ci occupiamo tratta della vita degli uomini e di ciò che tutti noi dobbiamo affrontare. Quindi c'è una larga metafora per questa storia del Re delle Ombre che ruba il gioiello della corona, gettando praticamente tutto il mondo in subbuglio perché nessuno pensava sarebbe mai successo. Il nostro è un viaggio epico per cercare di riconquistare il gioiello. Abbiamo cercato di scagliare una freccia dal nostro cuore al nostro pubblico per dire 'qualsiasi cosa ti capiti nella vita, ne puoi uscire. Siamo molto più forti dentro di quanto non immaginiamo'. Volevamo ridare amore e positività alle persone".

Autoprodotto dalla band, "Ice on the dune" può correre il rischio di essere considerato come il secondo capitolo di un'epopea fantascientifica, ma Steele e Littlemore fanno chiarezza su un punto fondamentale: "Non si tratta di un concept, o di una saga. L'essenza di questo progetto è nei sogni e una caratteristica dei sogni è che non hanno limiti. Noi non limitiamo la nostra immaginazione nel nostro mondo inconscio per questo credo che potremmo fare qualsiasi cosa. Senza alcun confine, per espandersi il più possibile. Penso che questo concetto sia fortemente legato alla nostra terra natale, l'Australia, e al respiro dei suoi paesaggi. Già solo per il fatto che la maggior parte del Paese è fatta di deserti e spazi vuoti dove puoi lanciare messaggi in tutte le direzioni. Sydney è la città più lontana della pianeta. E' qualcosa si percepisce nell'album, lo senti nella musica".
Una musica che, per poter attraversare i confini imposti dall'Oceano, deve avere qualcosa di più: "Per noi che proveniamo da lì ci deve essere qualcosa di più. E' più facile farsi notare quando nasci in una città come Londra, in mezzo alla musica e a tantissime band. Quello che noi sappiamo fare quando stiamo insieme è innegabilmente potente. Non si può sfuggire alla musica. I musicisti e gli artisti in generale sono molto bravi a nascondersi dietro i loro lavori. Ma a un certo punto ci siamo guardato in faccia e abbiamo capito che ci piacciamo ancora molto. Con il primo album ci siamo semplicemente incontrati per un paio di giorni e tutto è nato come un botto. Come quando i Ghostbusters incrociano i flussi e si crea un immenso potere. Questa volta invece abbiamo dovuto lavorarci su, abbiamo continuato a provare e riprovare. Nel momento in cui crei qualcosa si instaura un altissimo livello di fiducia nell'altro. Se uno ha un momento di sbandamento l'altro è li pronto a tirarti su. Questa è fratellanza allo stato puro, è solidarietà. Credo che siamo intelligenti abbastanza per capire che quello che sappiamo realizzare insieme è davvero speciale che non importa come ci arriviamo, perchè ci arriveremo sempre".


(Articolo tratto dal sito: rockol.it del 21 giu 2013)