Pubblicato: 14-10-2013

Civil Wars: 'Tensioni e conflitti ci hanno spinto a fare un disco più sincero'


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Popolarissimi negli Stati Uniti (ma molto apprezzati anche in Inghilterra), i Civil Wars - nome di punta della scena neo country-folk e "Americana" - pubblicano ora in Italia, per Sony Music, il loro secondo, omonimo album uscito negli Usa lo scorso agosto. Nel frattempo però Joy Williams e John Paul White sono diventati un duo virtuale, un sodalizio artistico fantasma sospeso in un limbo che potrebbe rivelarsi anche infinito. Di questa strana situazione, del loro improvviso successo e della loro musica Rockol ha chiacchierato con la Williams, rimasta sola - in questo momento - a sventolare la bandiera del sodalizio.
Il vostro secondo album ha scalato le classifiche e ottenuto ottimi risultati tanto negli Stati Uniti che in Inghilterra. A un certo punto, però, i Civil Wars sono entrati in un periodo di sospensione dovuto a quelli che voi stessi avete definito "dissensi interni e differenze inconciliabili di ambizione".

E' vero, e la pausa continua. Al momento io e John Paul non ci parliamo anche se vorrei che non fosse così. Sono così orgogliosa della musica che abbiamo fatto insieme che mi piacerebbe moltissimo andare in tour a suonare queste nuove canzoni. Sto ancora cercando di capire i come e i perché di tutto questo. Di comprendere, essenzialmente, che cosa è successo. Non capita di rado che divampino divergenze creative e tensioni personali quando si passa così tanto tempo a lavorare insieme on the road. E credo anche che quella tensione, in parte, abbia lavorato in silenzio nello spingerci a creare un disco emotivo e crudo come quello che abbiamo realizzato.

Il vostro vero primo album, "Barton hollow", era stato a sua volta un grande successo, conquistando due Grammy e vendendo oltre mezzo milione di copie. Vi ha colto di sorpresa, quell'accoglienza, e ha reso le cose più facili o più difficili?

"Barton hollow" è decollato in una maniera che non mi sarei mai aspettata, e ne sono felice. Ricevere tale incoraggiamento e riconoscimento per il nostro lavoro è stato entusiasmante. Mi ha anche costretto a restare sveglia molte notti, mentre pensavamo a registrare un nuovo album. Sono una persona molto passionale e motivata che cerca sempre di spingersi oltre alla scoperta di nuovi territori musicali. Potrei dunque dire che ho sentito la pressione, ma che questa arrivava principalmente da me stessa. John Paul ha sempre avuto un atteggiamento più rilassato, cosicché i nostri temperamenti sembravano bilanciarsi a vicenda durante il processo creativo. In fin dei conti, volevamo semplicemente creare qualcosa di cui essere orgogliosi. E credo che ci siamo riusciti".





"Civil Wars" sembra allargare ulteriormente la vostra tavolozza musicale. C'è il country, c'è il folk, ci sono le "murder ballads", ma anche canzoni più rock come "The one that got away" o "Eavesdrop" e un paio di cover molto personali. Pensi che "Americana" sia una definizione troppo ristretta o inadeguata per la vostra musica? Ne sei in qualche modo infastidita, anche se lo stesso nome del gruppo sembra suggerire quel genere di stile?

Non userei mai il termine 'infastidita'. E' stato gratificante venire accolti così bene in tanti ambiti e generi musicali diversi - folk, Americana, country. Anche rock e pop sono generi di cui si è parlato per descrivere la nostra musica, in passato. Vero, le nostre canzoni e il nostro nome giocano con la tradizione, ma si tratta di un ibrido: prendere qualcosa dalla storia che ci ha preceduto per costruire qualcosa di più moderno. Io e John Paul, mi sembra di poter dire, abbiamo sempre intrecciato in modo naturale le nostre diverse influenze musicali.

Da dove nasce la vostra passione per le cover? In passato avete interpretato canzoni di Michael Jackson, dei Portishead, di Leonard Cohen: quando ritenete di fare un buon lavoro, nel reinterpretare la musica di altri autori?

Fare cover, per noi come duo, è stata in origine una scelta dettata dalla necessità. Quando abbiamo cominciato non avevamo abbastanza materiale per riempire gli spazi che ci venivano assegnati dal vivo. Ma poi, mentre i nostri concerti si arricchivano di canzoni, ci siamo accorti che il pubblico si affezionava tanto ai nostri originali che alle cover. Se non le suonavamo, la gente urlava a gran voce per richiederle e così abbiamo continuato a includerle regolarmente nelle nostre scalette. Fare una cover per me è sempre stato un po' come fissare un diamante. L'ispirazione nasce dal prendere qualcosa di bello in sé e guardarlo da un angolo differente. Rigirarlo leggermente tra le mani, in modo che dentro la stessa canzone sia possibile vedere un'altra sfumatura di colore.

"Tell mama" è quasi irriconoscibile, in questo arrangiamento per chitarra acustica, mandolino e violino, anche se è stata registrata negli stessi, leggendari studi di Muscle Shoals dove Etta James incise la sua celebre versione.

Esatto, l'abbiamo registrata proprio nella stessa stanza in cui la registrò la grande Etta. Lei è sempre stata un mio idolo, una delle mie cantanti preferite. Mentre cantavamo la nostra versione continuava a venirmi la pelle d'oca, e mi piace pensare che in qualche modo quel giorno lei fosse lì con noi.

"Disarm" degli Smashing Pumpkins, d'altro canto, era già un vostro cavallo di battaglia dal vivo. Ma a prima vista sembrerebbe una scelta strana.

Sia io che John Paul, crescendo, siamo diventati grandissimi fan degli Smashing Pumpkins. E nelle nostre teste quella appariva come una canzone perfetta da reinterpretare: un modo di prendere qualcosa che amavamo e fare una sorta di omaggio a una delle nostre canzoni preferite.

Un altro titolo di spicco dell'album è "Sacred heart", una canzone in lingua francese che ricorda un po' ciò che le sorelle canadesi McGarrigle facevano anni fa...

Non le conosco, dopo questa intervista ho qualcosa da andare a scoprire! Sono sempre stata attratta dalle lingue romantiche e negli anni ho preso anche qualche lezione. Lo spagnolo sarebbe sembrato la scelta naturale per chi, come me, è cresciuto nella California del Nord. Ma il francese mi ha sempre attirato in un modo speciale. Io e John Paul abbiamo scritto quella canzone a Parigi un paio di anni fa, in un appartamento che lui, mio marito e alcuni suoi amici avevano affittato per una settimana mentre ci trovavamo lì per lavoro. Ricordo ancora la scena: io che sorseggio vino rosso e guardo John pizzicare la sua vecchia Martin, mentre fuori dalla finestra la Torre Eifel è illuminata da milioni di luci.

Fate base a Nashville, proprio come un'altra coppia di musicisti che propongono essenzialmente musica per voce e chitarra, Gillian Welch e David Rawlings. Vi conoscete, sono stati per voi una fonte di ispirazione? E qual è l'influenza della città sulla vostra musica?

Sono sempre rimasta incantata dalla voce di Gillian Welch. Quel che lei e David Rawlings hanno fatto insieme è meraviglioso, anche se l'ho scoperto con un po' di ritardo. Non li ho ancora conosciuti, ma abbiamo amici in comune e uno di questi giorni mi piacerebbe incontrarli. E sì, Nashville è una città interessante in cui vivere, una fonte di ispirazione. Puoi percepire la musica tutto intorno a te.

Ho letto che tu e John Paul vi siete incontrati in un songwriting camp. Che cosa vi ha fatto capire che poteva funzionare, e come interagivate dal punto di vista lirico e musicale?

A dire il vero non so che cosa ci abbia fatto legare all'istante. Semplicemente, le nostre voci insieme sembravano comporre i pezzi di un puzzle in un modo che non avevo mai sperimentato prima. Oltre a quello, sembravamo avere tra di noi una strana forma di telepatia. E' sempre stato molto naturale, come un flusso di coscienza, lavorare insieme, sia sotto il profilo melodico che per quanto riguarda i testi. E anche nel mezzo della tensione che cresceva, ai tempi in cui stavamo registrando "Civil Wars", la musica ha continuato a essere il linguaggio in cui sapevamo comunicare nonostante le nostre dinamiche personali venissero messe alla prova.

Anche se le vostre passioni musicali sono prevalentemente radicate nel passato, siete molto moderni nel vostro approccio alla tecnologia: avete distribuito musica in download gratuito, agli inizi, e tu oggi usi le app per iPhone per registrare tracce vocali...

Com'è che si dice? Se non puoi sconfiggerli, unisciti a loro, giusto? John Paul e io non abbiamo mai voluto combattere contro la corrente della tecnologia. Gli approcci moderni che hai appena menzionato sono parte di ciò che ha permesso al nostro duo di farsi conoscere in un modo che neppure dieci anni fa sarebbe stato possibile.

Sin dagli inizi chi sceglie musica per il cinema e per la tv ha mostrato grande interesse nei vostri confronti. E' solo frutto di impegno e dedizione da parte dei vostri promoter e editori, oppure la vostra musica ha in sé una qualità narrativa e cinematografica?

Siamo molto felici di avere tante persone intorno con cui collaborare. Ma penso anche che nella nostra musica ci sia un cuore, un battito che evoca emozioni - abbiamo sempre creato attingendo alle nostre risorse più viscerali. La speranza è che la gente - quella che lavora nell'industria, come il pubblico - sappia entrare in connessione questa onestà, con la sincerità e la crudezza di quel che facciamo.

Siete mai stati in Italia? Da noi non siete ancora conosciuti...

In realtà ho sposato un uomo che in parte è di origini italiane, e abbiamo rintracciato il suo albero genealogico fino a Ischia. Mio marito Nate e io siamo stati a Firenze, a Venezia, a Ischia, a Roma. Amo l'Italia, e cercherei qualsiasi scusa per tornare e conoscerla meglio. La cultura, l'arte, la storia, il vino...mentre ne parlo mi viene voglia di prenotare subito un biglietto. Spero che ci torneremo presto, e porteremo con noi il nostro bimbo di un anno. Anche Miles ha bisogno di vedere l'Italia.

(Alfredo Marziano)



(Articolo tratto dal sito: rockol.it del 10 ott 2013)