Pubblicato: 06-08-2013

Black Crowes in Italia: 'Per noi questo tour è un nuovo inizio. E una sorpresa'


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I fan italiani dei Black Crowes ricordano bene l'ultima apparizione dalle nostre parti della band dei fratelli Robinson, il 7 luglio del 2011 al Castello Sforzesco di Vigevano. Un ottimo concerto, ma con una pecca: mentre nelle altre date di quel "Goodbye to the bad boys tour" il gruppo era solito restare sul palco tre ore passando da un set acustico a uno elettrico, nel "Magic Castle" lombardo si limitò a un'esibizione di un'ora e mezza lasciando il pubblico soddisfatto a metà. Alla vigilia del ritorno in Italia per due date (il 3 luglio all'Alcatraz di Milano e il 4 al Pistoia Blues Festival) il batterista storico della band, Steve Gorman, dice di non ricordare l'episodio. "Davvero? Mi scuso con i fan ma non rammento per quale motivo lo show fu più breve del solito. Ricordo solo che quello era un gran bel posto. E prometto che stavolta suoneremo di più. I concerti di quest'ultimo tour durano un paio d'ore".

Non c'è più Luther Dickinson, in formazione, ma un nuovo chitarrista-cantautore di trentadue anni, Jackie Green. "Sia io che Chris (Robinson, il cantante dei Black Crowes) abbiamo suonato parecchio con lui: sapevamo già che è un musicista straordinario che ama integrarsi con gli altri", racconta Steve. "Suona anche le tastiere ed eravamo sicuri che appena entrato nel gruppo avrebbe trovato il modo di dare una sua impronta al repertorio. Quand'è arrivato nessuno gli ha chiesto di provare a replicare quel che altri avevano fatto prima di lui. Gli abbiamo solo detto di suonare nel modo che conosce, affidandogli la responsabilità di trovare il suo spazio all'interno del gruppo. Sicuramente il suo modo di suonare è molto diverso da quello di Luther, vengono da zone diverse degli Stati Uniti e sono cresciuti ascoltando musica differente. Lo stile di Dickinson è influenzato dal country e da una miriade di altri generi, mentre credo che quello di Jackie si possa definire più strettamente rock'n'roll. E' strano, non mi capita spesso di pensare alla band in termini così lineari, siamo abituati a fare le cose senza starci troppo a pensare. Ma Jackie è davvero in gamba, e questa è una grande versione dei Black Crowes". Green e Gorman suonano insieme anche in un altro gruppo, i Trigger Hippy, in cui milita tra gli altri la cantautrice Joan Osborne: "Sì, suoniamo insieme da un paio d'anni ma Jackie è stato anche in tour con Chris e Bob Weir. I Trigger Hipy hanno tenuto concerti saltuari tra il 2011 e il 2012, ma tutti noi abbiamo dovuto attendere che nelle nostre agende si aprisse qualche spiraglio per concentrarci sul nuovo gruppo. L'anno scorso, lentamente, abbiamo iniziato a registrare del materiale e quest'anno, tra un tour e l'altro, abbiamo completato un disco. Lo faremo uscire nel 2014, ma credo che già a settembre renderemo qualcosa disponibile online".

Intanto è di nuovo tempo di Black Crowes, rinati una volta ancora dalle ceneri dopo una vita sulle montagne russe, alti e bassi, stop e ripartenze. "Una delle ragioni è che non abbiamo mai avuto un piano in mente", sostiene Steve. "E un'altra è che continuiamo a gestire la band come facevamo nel 1987: procedendo in base all'intuizione del momento. Ne abbiamo pagato il prezzo ma ci siamo anche guadagnati una grande libertà, senza mai farci troppo condizionare dalle questioni di business. La cosa che ci preme di più è essere sicuri di fare quel che vogliamo e che ci sentiamo di fare. C'è stato un periodo in cui ognuno di noi investiva la sua intera vita in questa band senza trovare il tempo di fare altro e di ricercare un equilibrio personale. Così, nel 2001, ci rendemmo conto che eravamo andati troppo oltre e decidemmo di prenderci una pausa. C'era molta tensione e non credo che qualcuno credesse davvero che un giorno saremmo tornati a suonare insieme. Pensavamo davvero che fosse finita, e col passare del tempo le cose cambiano: invecchi, hai dei figli, magari ti impegni in relazioni più stabili e importanti....Ci sentivamo stanchi e provavamo il bisogno di andarcene ognuno per la sua strada. Altre band si comportano in maniera differente, guardano le cose in un contesto più ampio e si preoccupano dei loro affari. Pensano che valga la pena di restare insieme, soppesano le mosse da fare per incrementare le vendite dei dischi e dei biglietti dei concerti.... Diventa un business, un lavoro. E' un atteggiamento che capisco, ma noi non siamo mai stati così. La nostra natura è diversa: se non abbiamo voglia di suonare insieme non c'è niente che possa farci cambiare idea. Un paio di anni fa ci siamo messi tutti a lavorare su altri progetti: io volevo portare avanti i Trigger Hippy, Chris voleva concentrarsi sulla Chris Robinson Brotherhood e Rich voleva incidere dischi per conto suo. Volevamo starcene distanti accantonando i Crowes per un po'. Concluso il tour del 2010, sapevamo che l'anno dopo saremmo stati impegnati solo per un un paio di settimane. E quando siamo stati in Italia nel 2011 non avevamo davvero idea se ci sarebbero stati altri concerti, dopo quel tour. Tanto che dopo l'ultimo show ad Amsterdam continuavo a ripetere a tutti che quella era la fine dei Black Crowes".

Una band vulcanica e umorale, elettrizzata ma anche frustrata negli anni dai burrascosi rapporti tra i fratelli Robinson. Che Gorman, dietro i suoi tamburi, ha potuto osservare da una postazione privilegiata... "E' stato molto difficile, a volte, vedere come andavano le cose tra due persone che lavorando insieme sono in grado di creare cose straordinarie, ma il cui rapporto conflittuale risale a molto tempo prima del nostro incontro. E' una relazione molto disfunzionale, la loro, carica della tipica rivalità che si instaura a volte tra fratelli. Sono cresciuti così e non mi sono mai sorpreso più di tanto: la prima volta che ho suonato dal vivo con loro il concerto è finito in rissa! Credo che nel 2011 il loro rapporto abbia raggiunto il suo punto più basso, tanto che allora mi venne da pensare che non avrebbe mai più funzionato. Non sembravano più contenti di stare nel gruppo, a stretto contatto. E quando abbiamo deciso di tornare in tour quest'anno è stata una sorpresa, perché se io avevo mantenuto buoni rapporti con entrambi loro non si parlavano e sembravano proprio non sopportarsi più. Non so se c'entri la paternità e non ho fatto domande, ma so che quest'anno la storia è diversa: sono tornati in sintonia e ci stiamo divertendo come forse non era mai accaduto in passato. Non c'è tensione, non ci sono discussioni. Facciamo semplicemente quel che abbiamo voglia di fare: salire su un palco e suonare. Il segreto, credo, sta proprio nel fatto che ognuno si è preso un paio d'anni di tempo per fare cose realmente diverse. Con il suo altro gruppo Chris ha fatto duecento concerti...Nel frattempo Rich ha pubblicato due dischi, e credo ne abbia già registrato un terzo. Il fatto che entrambi abbiano messo in piedi altri progetti in cui investire e concentrare le proprie forze è probabilmente la cosa migliore che sia mai capitata a questa band. Abbiamo assunto una prospettiva diversa e preso la giusta distanza dai Black Crowes, una band che tutti noi amiamo. Il fatto è che avevamo fatto troppo, lavorato troppo. Tra il 2005 e il 2010 abbiamo passato sei anni consecutivi on the road: così ci si brucia l'anima".

Intanto l'ultimo album di inediti (registrato dal vivo davanti a una piccola platea nello studio del compianto Levon Helm a Woodstock) risale al 2009.. .Niente canzoni nuove all'orizzonte? "Abbiamo cominciato a mettere insieme qualcosa di nuovo ma non lo abbiamo ancora proposto dal vivo", risponde Gorman. "Ma intanto ci siamo accorti di avere parecchie nuove idee che sembrano perfette per i Black Crowes. Non abbiamo piani precisi, al momento. Ma quando in luglio o in agosto, alla fine del tour, torneremo negli States cominceremo sicuramente a parlarne. Ovviamente bisogna fare i conti con il resto: l'anno prossimo non solo i Trigger Hippy ma anche Chris e Rich hanno in programma l'uscita di un nuovo disco e un tour con le rispettive band. Immagino però che dovremo decidere cosa fare di questa nuova musica e che stileremo un programma di massima. Perché questo tour ha il sapore di un nuovo inizio per la band. Per ognuno di noi è una piacevolissima sorpresa, sentirsi di nuovo così".

Prive di canzoni nuove, le set list degli ultimi concerti sono come sempre rinforzate da cover (Traffic, Rolling Stones, Velvet Underground), una specialità della casa. Ma anche, e soprattutto, dai classici. "Il cuore dello show sono sei canzoni che suoniamo praticamente ogni sera, mentre per il resto ci sono delle variazioni. Ci sono stati tour, in passato, in cui non suonavamo mai la stessa canzone due sere di fila ma ora è diverso. Qualcuno potrebbe definirci una jam band o un gruppo fuori dagli schemi, ma a differenza degli altri gruppi che rientrano in quella categoria abbiamo avuto degli hits, canzoni che almeno negli Stati Uniti sono state programmate per anni dalle radio. Abbiamo dei fan puri e duri che desiderano solo sentire pezzi nuovi, cover o le cose più strane, e li rispettiamo. Ma c'è molta più gente che adora 'She talks to angels', 'Remedy' o 'Soul singing', le canzoni che hanno avuto successo in America e che hanno portato popolarità al gruppo. Per anni non le abbiamo suonate, solo nel 2010 abbiamo ripreso a farlo e ci siamo accorti che ci piaceva. Che quelle canzoni, per gran parte delle persone che ci seguono, significano molto e sono parte della loro vita. E' una cosa gratificante, che prima di allora non avevamo compreso e a cui non avevamo prestato attenzione. E' stato come aprire gli occhi all'improvviso".

I Crowes, del resto, non sono mai venuti meno al loro credo, alla loro missione: suonano rock'n'roll attingendo alle radici e alla tradizione e hanno cominciato a farlo quando non lo faceva praticamente più nessuno. Oggi che quel modo di suonare è tornato di moda si sentono insidiati da una nuova concorrenza? "Siamo sempre stati in un mondo a parte, non ragioniamo in quel modo", ribatte Gorman. "Qualcuno, a proposito di 'Before the frost...Until the freeze' mi ha fatto notare che i Black Crowes sembravano aver reagito al fatto che oggi tutti amano la roots music inserendo il violino nelle canzoni...chi ci conosce solo per 'Hard to handle' o 'Remedy' non sa che abbiamo sempre suonato quel tipo di musica. Già nel 1987 i Mr. Crowe's Garden, la prima incarnazione della band, suonavano pezzi country. A inizio carriera abbiamo inciso due dischi di puro rock'n'roll senza pensare che questo dovesse delimitare in alcun modo lo stile della band: era solo quel che facevamo in quel particolare momento. E non credo che chi ha seguito la nostra attività negli anni '90 possa dire che 'Before the frost...' è una forzatura. Eppure parlo spesso con gente che si fa ingannare dal fatto che abbiamo inciso un disco in un ex granaio con un violinista, con il banjo e con i mandolini credendo che in quel modo abbiamo voluto approfittare di una moda. Le cose vanno così, non puoi aspettarti che tutti seguano ogni tua mossa". Gli altri, i seguaci più fedeli, non si saranno invece fatti scappare il live "Wiser for the time", disponibile in digital download e quadruplo Lp, mentre le copie in cd sembrano già scomparse dalla circolazione. Niente più cd, nel futuro dei Crowes? "Il cd fa schifo, non ha mai raggiunto la qualità del suono che ci avevano promesso", secondo Gorman. "Se i download digitali avessero lo stesso calore e suonassero meglio del vinile sarei il primo a riconoscerlo. Quando sono in tour mi porto dietro l'iPod, non il giradischi, e ammetto che il vinile non è pratico. Ma se hai tempo e occasione non c'è niente di meglio per ascoltare la musica come si deve".


(Articolo tratto dal sito: rockol.it del 27 giu 2013)