Pubblicato: 10-07-2013

Deep Purple, 'Now what?!': 'Il 19° album. Dedicato a Jon Lord'


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Ci sono voluti circa otto anni, ma alla fine i Deep Purple hanno deciso di farlo: si sono fermati, sono entrati in studio di registrazione e hanno messo mano a del nuovo materiale. Per poi riprendere ancora. I colossi dell'hard and heavy britannico sono tornati con un nuovo album, il diciannovesimo per l'esattezza, intitolato "Now what?!". Ne abbiamo parlato direttamente con loro, faccia a faccia con i due Ian della band (Gillian e Paice, voc e batteria del gruppo), tra le mura di una lussuosa suite in un albergo di Milano, a pochi giorni dalla pubblicazione dell'album. Un album che ci ha messo un bel po' arrivare sul mercato perché, come ha spiegato Gillian: "Per noi l'unico motivo per fare un album, sembra strano ma è così, è quando abbiamo qualcosa di nuovo da suonare. Quando nel 1969 mi unii ai Deep Purle per esempio, le uniche cose che avevamo da suonare erano i primi tre album. Ma in quel periodo la band decise di cambiare gradualmente il suo stile, muovendosi verso qualcosa di più heavy. Quindi non avevamo nulla da suoanre e abbiamo dovuto fare un album. E poi un altro, e poi un altro ancora e così abbiamo creato abbastanza materiale. Ovviamente c'era anche una certa richiesta. Ma insomma, quando ti diverti non senti il bisogno di fare o di pensare a un altro disco".

Negli ultimi mesi invece, qualcosa è cambiato: "Siamo stati molto occupati. Eravamo sempre in tour, per almeno sei o sette mesi all'anno. Finiti i live c'erano sempre le questioni personali a cui far fronte. Davvero non rimane molto tempo. Ma due anni fa abbiamo deciso che ci saremmo presi un anno più tranquillo, giusto per concederci una pausa. Non potendo rimanere improduttivi proprio del tutto, sapevamo che avremmo potuto fare qualcosa se avessimo voluto. Senza pressioni sulle tempistiche, che troppo spesso limitano la creatività, ci siamo presi il nostro tempo per creare pezzi nuovi, sentire cosa poteva andare bene e cosa no e semplicemente divertirci. E' in questo modo che i dischi si realizzano bene e in fretta, non ti servono otto mesi ma tre, giusto quei tre oltre ai quali di solito non puoi sforare e per cui ti mettono ansia. Se si è nel giusto modo tutto è più facile". 
Sembra proprio che la facilità e l'istintività abbiano guidato i Deep Purple nella realizzazione del loro diciannovesimo disco di inediti. Gli artisti infatti ci hanno esposto una loro precisa teoria in merito: "Alle volte è davvero difficile registrare un album. Altre invece è facilissimo. Quando viene facile è perché tutto è al posto giusto. Le idee, i musicisti, lo studio, il sound. Tutto è positivo, fresco e vibrante. Quando suoni la stessa cosa per 20 volte vuol dire che qualcosa non va. Probabilmente stai solo riprendendo quello che hai già fatto in passato, ma non è nulla di nuovo. Questo, per la cronaca, è stato un disco veloce".
Anche perché alla loro monumentale esperienza hanno affiancato quella di un veterano della discografia,  Bob Ezrin: "Quella con Bob è stata una collaborazione totalmente positiva. Tutto quello che ha fatto ci ha aiutato. Ci ha indicato la strada giusta, ci ha consigliato quando mancava l'idea. Ci ha aiutato a catturare il sound giusto in studio. Lui è uno dei produttori migliori al mondo, conosce alla perfezione il mondo all'interno degli studi di registrazione e sa come far sposare tutti gli strumenti al lavoro. Quando sei il produttore dei più grandi album degli ultimi 30 anni non è certo solo fortuna. E' talento. Davvero aiuta molto lavorare con i massimi esperti del campo perché ti sgrava da moltissime altre problematiche e, come musicista, non devi pensare ad altro che suonare. Sai che hai un producer che pensa alle altre cose e quando hai assoluta fiducia nel tuo produttore sai che ti puoi concentrare solo su quella registrazione. Oltre tutto se sei troppo invischiato in una cosa non la puòi considerare da un punto di vista oggettivo. Aiuta sempre avere qualcuno che ti da uno sguardo esterno e a freddo. Quando sopratutto stai creando qualcosa dal nulla, che è esattamente quello che fai quando scrivi nuovi pezzi, quello che esiste alla mattina non c'è già più al pomeriggio. Tutto è possibile e impossibile allo stesso tempo. A volte perdi la direzione giusta di una canzone e ti affidi a una persona capace ti può reindirzzaresulla strada giusta".

Lo scorso luglio, Jon Lord, storico co-fondatore e tastierista dei Deep Purple, è scomparso all'età di 71 anni per un'embolia polmonare causata da una forma di tumore al pancreas. E proprio a Jon Lord, come si legge sul libretto del disco, "Now what?!" è dedicato: "Jon è morto esattamente quando abbiamo finito di registrare le tracce base del disco. Sono stati attimi davvero difficili in studio. Sapevamo tutti che era molto malato, ma quando la cosa è diventata reale e abbiamo dovuto fare i conti con questa realtà è stato strano. Ho visto Jon poco prima di iniziare le sessioni di registrazione ", ha raccontato Pierce, "e sapevo che non lo avrei rivisto mai più. Non mi sembrava molto diverso, era di certo molto magro per via delle cure a cui era sottoposto, ma si capiva che non aveva più voglia di stare al mondo. La vita non era piu divertente. Quando la notizia è arrivata ero molto triste, ma non sorpreso. Ma abbiamo dovuto accettarlo. Alcune delle tracce presenti nel disco, anche se Jon non stava più nella band da molto tempo, risentono delle influenze che lui aveva portato precedentemente sono ancora presenti nella nostra musica. Lui non andrà mai via".

Presto i Deep Purple riprenderanno le attività dal vivo e il loro tour passerà anche dall'Italia, per ben tre volte nel corso del prossimo mese di luglio: "Ci sono quattro elementi che non mancano mai nei nostri concerti. Il vecchio, il novo, l'oscuro e l'improvviso. Ovviamente sono interscambiabili tra di loro, ma offrono il giusto equilibrio ai nostri spettacoli"


(Articolo tratto dal sito: rockol.it del 30 apr 2013)